Scottish Breakfast

All’inizio il tè non era molto apprezzato in Scozia. Nel 1865 la Duchessa di Monmouth ne inviò un pacchetto a dei parenti del nord dell’isola ma, in assenza di istruzioni per l’uso, i destinatari provarono a mangiare le foglie bollite.


Si dice che sia stata la duchessa di York a portarlo a fine del 18° secolo quando andò a visitare il marito, il futuro re Giacomo VII che, tra l’altro, diede il nome alle città di New York.

Gli inglesi, all’epoca, importavano le foglie dalla Cina finché due mercanti scozzesi,  Charles e Robert Bruce, trovarono delle piantagioni di tè nello stato indiano dell’Assam e aprirono un nuovo mercato. La Scozia continuò ad avere un ruolo particolare nello sviluppo del commercio della bevanda orientale. Nel 1876, Thomas J. Lipton aprì il primo negozio di tè a Glasgow e questo fu la base di un impero economico attivo ancora oggi. Nello stesso periodo, anche il whisky stava vivendo un ottimo momento economico. Presto le due bevande divennero quasi il segno di riconoscimento del Paese stesso.
Tutt’ora, la Scozia rimane uno degli Stati con il più alto consumo di tè. A questo punto non suona strano sentire che se gli inglesi hanno l’English Breakfast, gli scozzesi hanno lo Scottish Breakfast.

Le foglie vengono dall’Assam e dall’Africa. Il sapore è intenso, deciso ma meno forte rispetto alla versione inglese, ottimo a colazione ma adatto a qualsiasi momento della giornata.

Il mio Scottish Breakfast, in realtà, è di un’azienda inglese: la Taylors of Harrogate che consiglia di lasciarlo in infusione per 4 – 5 minuti e berlo con l’aggiunta di latte. Io lo preferisco liscio e tenuto in infusione per non più di 3 minuti ma i gusti sono gusti 😉


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