Tè verde giapponese: Hojicha

tutto quello che c'è da sapere sul tè verde giapponese Hojicha

Come avrete capito, amo i tè verdi. Ultimamente sono molto incuriosita da un tè verde giapponese in particolare, per il suo sapore nocciolato e i suoi possibili usi in cucina. Sto parlando dell’Hojicha o Houjicha, alla base del trendy Hojicha Latte.


Per alcuni non sarà una novità perché è tra le bevande consigliate dalla cucina macrobiotica. A base dell’Hojicha infatti ci può essere il Bancha ma anche il Sencha, le cui foglie vengono tostate dando vita a un prodotto completamente diverso sia per colore che per sapore e profumo.

I migliori sono quelli del raccolto di fine estate – autunno.

Come si prepara

Quantità: 4 g per tazza (circa 230 ml di acqua)
Temperatura: acqua a 85-90° C
Tempo di infusione: 3 minuti

In Giappone e in particolar modo a Kyoto, città dove questo tè è nato ed è molto amato e diffuso, si usa un diverso metodo di infusione, quello orientale. Calcolate 4 g di foglie per tazza. Mettetele nella teiera e poi versateci sopra l’acqua (circa 120 ml per persona). Fate più infusioni brevi (circa 30 secondi) con le stesse foglie.

In questo video giapponese con sottotitoli in inglese potete vedere bene questo metodo. Tra l’altro si danno indicazioni anche su come preparare il Bancha o il Genmaicha, altri due famosi tè verdi giapponesi.


Storia e sapore

Il tè Hojicha nasce a Kyoto attorno al 1920. Si dice che l’idea sia stata di un commerciante che, non riuscendo più a vendere un vecchio Bancha, lo tostò per trasformarlo in un tè nuovo.

Le foglie del tè verde vengono arrostite a 150 – 200° C e poi velocemente raffreddate. Questo procedimento fa sì che le foglie diventino scure anche se non sono ossidate come i tè neri. In più influisce sul sapore, meno astringente e più dolce rispetto ad altri tè verdi, con decise note di tostatura, frutta secca e cacao.

Attenzione: alcuni hojicha hanno forti sentori marini, indice, purtroppo, di una qualità medio-bassa.

Hojicha

Hojicha: proprietà

La tostatura permette all’Hojicha di perdere gran parte del contenuto di teina, fonte del gusto amaro. Per questo è uno dei tè con più basso contenuto di teina. Possono berlo anche i bambini, gli anziani e le persone convalescenti.


Questa lavorazione però influisce anche sulla quantità di catechine che nell’Hojicha sono inferiori.

Come gli altri tè verdi giapponesi contiene vitamina C e l’aminoacido Theanine, co-responsabile del gusto umami tipico di questi tè.

Abbinamenti e cucina

In Giappone consigliano di bere questo tè in abbinamento a piatti fritti come la tempura. Provatelo anche con il pesce alla griglia, piatti a base di carne di maiale ma anche alla mattina o a merenda con dolci alle nocciole, frutta secca che riprende le note tostate dell’Hojicha.

Hojicha in polvere

Negli ultimi anni questo tè giapponese si sta diffondendo in tutto il mondo anche nella versione in polvere, più pratica e divertente se lo si vuole usare in cucina. Lo usa, per esempio, lo chef Takashi Ochiai a Barcellona e in Giappone è l’ingrediente speciale di kit kat al tè, cioccolatini, corn flakes. L’hojicha diventerà il nuovo matcha? Secondo me sì e ve lo spiego qui

 

Foto: Five O clock

Fonti: Myjapanesegreentea.com; Ippodo-tea.co.jp; Japan-guide.com; City.uji.kyoto.jp; Chadotea.com; Tea Sommelier di Gabriella Lombardi e Fabio Petroni