Parlando di tè... attraverso la letteratura

Ieri sera,  con due care amiche, sono stata all’incontro Tè e letteratura di cui vi ho parlato la settimana scorsa… bellissimo! La serata si è svolta tra la lettura di brani dedicati alla nostra bevanda preferita e degustazioni guidate da Barbara Sighieri, consigliere dell’Associazione Italiana Cultura del Tè.


Il primo testo era preso da Kitchen di Banana Yoshimoto, autore giapponese che spesso parla esplicitamente di bancha o earl grey (sottolineando che non gli piace… quasi un’eresia in Europa) nei suoi libri. Qui citata un tè aromatizzato al gelsomino. Barbara ci ha fatto sentire quindi il Moli Bai Hao Yin Zhen, tè bianco fatto di sole gemme della provincia cinese di Fujian, con l’aggiunta di petali di gelsomino. Da tenere in infusione per 6 minuti a 75° C (attenzione: ieri ho scoperto che se l’acqua è troppo calda, le foglie danno un infuso amaro quindi controllate le temperature!).

Si è passati poi a Visto a Shanghai del giovane Qiu Xiaolong, grande ammiratore del tè. La lettura è stata accompagnata da due tazze diverse. La prima era del Xi Hu Lung Ching, un tè verde cinese della provincia Zhejiang raccolto il 5 aprile 2010 (ancora non ci sono foglie del 2011 perché in Cina è ancora freddo… immaginate in Giappone quando sarà…) durante la festa di Qing Ming. Non l’avevo mai assaggiato e mi ha stupito il suo tipico sapore di castagna bollita. Temperatura di infusione: 75 – 80° C. La seconda tazza è di BaBao Cha o tè degli otto tesori perché contiene foglie di tè verde, fiori di crisantemi (usati spessissimo in Cina perché danno un sapore più dolce all’infuso), bacche di goji, caprifoglio, biancospino, scorzetta d’arancia, semi di cassia e cristalli di zucchero. E’ un infuso famoso perché ha proprietà benefiche per il fegato e aiuta la circolazione, la digestione e allieva la fatica.

Il terzo brano appartiene un libro che da tempo mi incuriosisce: L’eleganza del riccio dell’autrice marocchina Muriel Barbery. Qui si face un confronto tra tè e caffè… il tè è definito come quella bevanda che accomuna tutti, poveri e ricchi… il caffè è invece la bevanda dei cattivi… questa cosa mi piace molto 🙂 Barbara ci ha fatto assaggiare il Tamaryokucha, del tè verde giapponese prodotto soprattutto nel distretto di Kyushu. A differenza dei tè verdi cinesi, ha sapore di erba fresca, appena tagliata e un colore brillante.

Ora arriva forse il tè che ho gradito di più nella serata anche perché era una assoluta novità. Si tratta di un tè nero indiano Assam Sankar (cioè a foglie sminuzzate) con… salvia! Un ottimo abbinamento all’omonimo libro Un tè alla salvia di Faqir Fadya. La bevanda è una specialità giordana, Paese di origine dell’autrice. Ha proprietà purificanti e antinfiammatorie, a volte sostituita da timo fresco. Qui si ha diritto di mettere un po’ di zucchero perché esalta i sapori della salvia così come nel tè alla menta.

Poi è stato il momento di uno dei miei libri preferiti: Il ritratto di Dorian Grey di Oscar Wilde. Giustamente Barbara lo ha abbinato a un tè nero Darjeeling Rose d’Himalaya. Ha un profumo deciso, un gusto molto persistente e accentuate note floreali che ben si prestano a interpretare il libro – simbolo dell’estetismo e del culto del bello.

Finale con il botto. Assieme alla lettura di Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, Barbara ci ha fatto sentire madeleins al matcha e biscottini all’earl grey… buonissimi!! Prima o poi dovrò provare a farli anch’io, soprattutto i biscotti all’earl grey che erano davvero speciali.

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Osservatori del Politecnico di Milano.