Un tè con… la designer Mádhavi

Lo showroom di Esha Rajan in arte Madhavi

Ho conosciuto Esha Rajan, in arte Mádhavi, attraverso le fotografie delle sue creazioni su Instagram. C’era qualcosa che mi affascinava in modo particolare e quando sono andata a trovarla nel suo nuovo showroom (via Paolo Sarpi, 61 – Milano) ho capito perché: anche lei è appassionata di .


Un tè con la designer dello Sri Lanka Esha in arte MadhaviNon solo. Lei e la sua famiglia sono originari di uno principali Paesi per la produzione di tè, lo Sri Lanka. Pensate che secondo worldatlas.com, è il quarto produttore al mondo con oltre 295 tonnellate di tè.

Esha mi accoglie con una tazza di tè nero allo zenzero e ci mettiamo a chiacchierare di tante cose in un ambiente in cui ci si sente a casa.

Da quanto tempo sei in Italia?

Sono arrivata che avevo 13 anni con i miei genitori, ma loro 6-7 anni fa hanno deciso di tornare in Sri Lanka. Non è come per noi che veniamo da ragazzini e abbiamo tutto qui, abbiamo gli amici e stiamo bene, loro erano venuti da grandi, per lavoro, e non si sentivano a casa.

E perché hai deciso di occuparti di questo settore?

Lavoravo dal designer George Sowden, che tra l’altro ha una bella linea di accessori per il tè, e a un certo punto ho capito che dovevo fare qualcosa di mio. Così ho avuto questa idea degli abiti. In più i miei genitori mi mancavano tantissimo in quel periodo e mi tornavano in mente tutte le cose che mia mamma mi cuciva da piccola… volevo fare qualcosa di simile, qualcosa che portasse un po’ di colore e di allegria, come dire: “Non sono a casa, sono in un posto che ormai è diventato casa mia ma voglio metterci qualcosa che mi ricordi da dove vengo”.

Gli abiti di Esha Rajan in arte Madhavi

La prima volta ho fatto una quarantina di modelli e ho fatto una piccola inaugurazione per capire se queste cose davvero potessero piacere perché ho sempre visto le stoffe indiane o comunque orientali legate a un certo tipo di prodotto. Io invece usavo quelle stoffe per uno stile occidentale, che puoi usare tutti i giorni. In questo modo in un certo senso volevo far conoscere il mio modo di essere. All’inizio facevo cose più delicate ma ho visto che alla gente piaceva e ho inserito sempre di più i colori e le stampe floreali.

E sei autodidatta?

Ho imparato a cucire da mia mamma. Vedo che molte mie colleghe che hanno studiato partono dal modello io invece inizio dalla stoffa. Ogni volta che ho tempo, ogni 2-3 settimane, tiro fuori il materiale e mi metto all’opera quindi non faccio delle vere collezioni. E poi le mie linee sono molto semplici, lineari e taglie uniche che stiano bene a tutti. Se poi si vuole dare una forma particolare basta una cintura o un accessorio, tanto quello che dà vitalità è la stoffa.


Gli abiti di Esha Rajan in arte MadhaviA proposito di materiale, dove trovi i tessuti?

Quando vado in vacanza, magari in Sri Lanka, India, ecc… faccio scorta di stoffe. Possiamo dire che il 60-70% viene dallo Sri Lanka, il 20% l’ho acquistato in viaggio e il 10% è tessuto italiano perché qui c’è una grande cultura e tradizione in fatto di stoffe e stampe. Uso spesso per esempio la seta di Como che è una viscosa ma al tatto è molto simile alla seta.

Mentre parliamo si susseguono le clienti e a tutte Esha offre una tazza di tè. Lascia guardare, lascia provare, se necessario consiglia… un’atmosfera di accoglienza e di attenzione all’altro che mi fa rivivere il mio incontro con Virginia Yu di Acera

Come sta andando questa nuova vita?

La cosa molto bella è che con questo lavoro riesco a coinvolgere mia mamma. In un certo senso lavora più di me e ora che le ho insegnato a usare Whatsapp fa le foto alle stoffe che trova in giro e me le manda. Solo che a volte sono sfuocate e io non vedo bene (ride). Allora le spiego che le foto devono essere belle e lei dice che la colpa è del telefono. Comunque sono molto contenta perché così riesco sempre a essere in contatto con lei.

Gli abiti di Esha Rajan in arte MadhaviProgetti per il futuro?

Voglio che questa attività si stabilisca. Ancora sto cercando di capire quanti clienti riesco ad avere e se il tutto funziona. Tra due anni poi vedrò cosa fare. Di sicuro voglio una realtà piccola, voglio curare i miei clienti e i dettagli delle mie creazioni e poi voglio avere del tempo per me anche perché mi piacerebbe avere una famiglia e non vorrei che questo lavoro mi distragga dal resto.

C’è un abito o un tessuto a cui sei particolarmente legata?


Il Kimono anche se le persone mi riconoscono ormai per le gonne di tulle.

E la tazza?

Questa tazza è stata disegnata dalla compagnia di George (Sowden), Nathalie Dupasquier, e mi piace molto il suo stile e le sue stampe.

Un tè con la designer dello Sri Lanka Esha in arte Madhavi

Quale tè preferisci? Immagino che sarai legata al tè dello Sri Lanka

Sì, il tè nero perché da noi si usa tantissimo anche se ho scoperto il tè verde viaggiando per lavoro in Cina e mi piace molto. In generale alla mattina noi siamo abituati a bere il tè, non il caffè, e a me piace prepararlo aromatizzandolo con un pezzetto di zenzero oppure con qualche foglia di menta. Poi in Sri Lanka si beve molto il tè con il latte e abbiamo preso la tradizione dagli inglese di fare un teatime pomeridiano con i biscotti.

Ma vieni da una zona dove ci sono piantagioni?

No, anzi, l’abitudine del tè non era così diffusa dalle mie parti. Mia nonna materna beve ancora oggi il caffè. Quando ero piccola ne aveva quattro alberi in giardino e se lo faceva a casa, lo raccoglieva, lo tostava da sola.

Consigli per un viaggio in Sri Lanka: qual è il periodo migliore?

Difficile dirlo ma per mio marito Guido il mese migliore è dicembre. In realtà in Sri Lanka si può andare sempre, in estate magari è meglio fare la costa Est mentre in inverno la costa Sud e Ovest ed è qui che ci sono le spiagge più belle. Però ci sono tante altre cose da fare e se piove si può andare da un’altra parte, in montagna o a visitare i monumenti… c’è tantissimo da vedere.
Un tè con la designer dello Sri Lanka Esha in arte Madhavi


 

Foto di Five O clock

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