Dove bere tè in Italia, 3 luoghi speciali legati alla storia del tè

L’Italia, il paese del sole, del cibo, della moda. Il paese del grande patrimonio artistico e culturale. Lo percorro alla scoperta delle città in cui ebbero luogo e ancora adesso accadono avvenimenti riguardanti il tè, grazie ai quali questa meravigliosa bevanda si è coperta di fascino. Così, partendo dal ‘500, attraversando il ‘900, arrivando ai nostri giorni, esploro i costumi del tè e i luoghi in Italia che li hanno ospitati e ancora adesso lo fanno.

Bere tè a Venezia: Florian

Venezia, arrivarvi è come immergersi in un sogno, una bellezza da far girare la testa! Ovunque c’è un clima goliardico. Le maschere di carnevale riempiono vetrine sfavillanti di luci. Vicoletti dal profumo di incenso e musica settecentesca che arriva da ogni angolo affollato di turisti innamorati. Gondole, canali, portici, scalette, poi ancora gondole e canali. Così mi appare una delle città più belle al mondo: Venezia La Serenissima. È qui il luogo in cui per la prima volta in Italia si scrisse del tè, per opera di Giovanni Battista Ramusio. Fu lui, che nel lontanissimo 1559, all’interno del secondo volume di “Delle navigationi et viaggi”, illustrò le proprietà medicinali di questa preziosa bevanda.

Ed è qui, in una piazza che ebbe origine nel IX secolo, che appare in tutta la sua onnipotente bellezza il Florian, creato dal lungimirante Floriano Francesconi nel lontanissimo 29 dicembre 1720. Il Florian, non un bar ma un’esperienza! Il velluto rosso riveste il comodissimo divanetto. La guantiera su cui giacciono teiera, lattiera e tazzina da tè, è in rame con finiture diamantate. Il tavolo di marmo di Carrara, girabile, accoglie da secoli generazioni di mercanti, artisti, nobiluomini, gente comune e… me.

Chiedo un tè nero Orange Pekoe dal nome Venezia 1720 e scopro che è il tè simbolo di questo antico caffè. È perfetto! Il suo nome affascinante rispecchia pienamente il gusto di questa bevanda che, con la sua miscela, evoca tempi lontani in cui carovane di clipper olandesi e portoghesi smerciavano spezie orientali in tutta Europa. E allora chiodi di garofano, noce moscata, cannella mi sublimano con la loro inconfondibile eleganza. Il tè ha un gusto corposo, dolce, delicato, legnoso. Tra i sentori di frutta secca al primo sorso affiorano nocciola e castagna via via che lo sorseggio. E mentre scopro la bontà degli zaletti, degli sleziati e della meringa alla mandorla senza lattosio (tutti biscotti da tè tipicamente veneziani), il tempo si ferma in questo luogo che seduce.

Florian – piazza San Marco 57, Venezia

Bere tè a Palermo: Villa Igiea

I Fenici la fondarono chiamandola Zyz, La Splendente, e ancora oggi lo è. Palermo, la città dai mille volti e dai mille contrasti. Uno dei più grandi centri storici europei, pervaso da antiche dimore nobiliari, da balconi a petto d’oca, da botteghe orafe che riempiono il tessuto urbano con i loro colori dorati. Palermo, dalle tante influenze islamiche e normanne. Palermo, la città dei mosaici bizantini e delle cupole arabe emisferiche rosso cardinale. Una sabbia bianchissima ed un mare cristallino la circonda amabilmente.

E affacciata su questo mare, eccola, lei, imponente, la novecentesca Villa Igiea, di proprietà di Ignazio e Franca Florio, resa hotel dalla stessa famiglia per fare di lei un luogo per gli incontri dell’altissima borghesia europea. Riviste di inizio secolo scorso vedono in essa lo svolgersi dei tè-bridge e dei tè-danzanti. Il tè entra in ogni occasione modaiola, per divertire gli animi impazienti di novità. Sono gli anni della Belle Epoque, di fruscii di crinoline e di papillon, attorno a fianchi e colli di nobildonne e nobiluomini elegantemente strizzati a festa.

E oggi, con abiti differenti, io sono qui. Soffitto ligneo e tavolino di marmo, intarsiato di verde pino – rosso scarlatto – nero profondo, mi accolgono. Divento euforica nel sorseggiare il tè Lapsang Souchong, profumatissimo nel suo genere. E il mio pensiero va ai portatori di tè che, tante generazioni addietro, tra deserti e ghiacciai, attraversando l’Oriente per raggiungere l’Occidentale, trasportavano in spalla chili di tè che adagiavano a notte fonda vicino il fuoco, inconsapevolmente donando alle preziose foglioline un gusto affumicato. Nel mio palato sento il gusto di legno affumicato, terra, corteccia. Trovo anche note empireumatiche che sfociano nel tabacco e sentori minerali che ricordano il gesso. Un mix di sapori, che risvegliano e corroborano l’anima, si inseguono, si esaltano a vicenda.

Provare ciò che è adagiato sull’alzatina in accompagnamento al tè è d’obbligo. Cannoli con ricotta, setteveli, cestini di panna con fragoline, sfincette alla crema al limone, sandwich di salmone fanno da cornice a questo rilassante pomeriggio. Ed è con queste prelibatezze che il tè a ogni sorso addolcisce la sua anima acquistando una consistenza lattea. Guardo il mare e sì, questo angolo mi rapisce!

Villa Igiea – via Belmonte 43, Palermo

Bere tè a Milano: LùBar

All’ombra della Madonnina, nella città più mitteleuropea d’Italia: eccomi finalmente a Milano. Qui i sogni si creano e si avverano, qui le università internazionali sono fucina di dirigenti e industriali, qui le etichette indipendenti si fanno avanti senza troppo sgomitare. Tra cortili e idee architettoniche innovative, il territorio meneghino appare puntellato da innumerevoli sale da tè ed è qui che l’afternoon tea acquista una connotazione contemporanea. Infatti, proprio a Mediolanum, modo in cui la città era chiamata dai Romani del III s. a.C., ai giorno nostri entrano nel territorio nazionale inediti consumi di questa bevanda, come i cappuccini a base di tè e le creazioni preziose al tè matcha, ossia bijou che contengono il verdissimo tè.

Ed è sempre qui che, posizionato tra i rigogliosi giardini cittadini, si trova LùBar, un bistrot all’interno di una serra settecentesca. Il nome di questa caffetteria di lusso significa “Bar dei Lu’”, dove “Lu’” indica l’iniziale dei tre ideatori, fratelli tra loro, i cui nomi sono Lucrezia, Lucilla e Ludovico Bonaccorsi. Le grandi vetrate, di quella che tempo addietro era una limonaia, cingono tavolini e sedie di design marocchino. Le piante in ogni angolo impreziosiscono questo spazio, meta di ambiziosi millennials e di blogger d’assalto.

Tutto è talmente romantico e di romanticismo mi vesto io quando scelgo il tè verde al bergamotto. Il gusto è intenso, equilibrato, a tratti pungente. Il retrogusto è persistente con un leggero sentore dolce di brioche. Molto aromatico, al palato è corposo e raffinato insieme. Accosto una coppa di zabaione al Passito di Pantelleria con biscotto alla cannella. Abbinamento superlativo che abbellisce ed esalta il gusto del tè, conferendo alla bevanda una raffinata tattilità al palato. E, sorseggiando e gustando, rifletto su quanto è antica questa bevanda, risalente addirittura al 2.737 a.C., e mi perdo nel fascino di questa dimora.

LùBar – via Palestro 16, Milano

Il tè mi inebria, mi anima e mi rende creativa. Col tè sogno e mi realizzo. Col tè viaggio. E adesso dove andrò per scoprire nuove mete del tè e cullarmi in esse?

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