Partecipare alla cerimonia del tè giapponese: le regole d’oro per fare bella figura

Come si partecipa a una cerimonia del tè giapponese? Elisa Da Rin spiega come comportarsi

La cerimonia del tè giapponese affascina sempre più appassionati di tè e non. Non è tanto l’infuso in sé ad attirare l’attenzione o il suo sapore. Quello che attrae maggiormente del cerimoniale del Cha No Yu sono gli oggetti, i costumi e l’atmosfera sacrale che si viene a creare.


Gli strumenti utilizzati durante la cerimonia del tè per la preparazione del matcha sono molteplici: dalla preziosa tazza per il tè, detta chawan, il frustino per creare la famosa ‘spuma di giada’, il chasen, al cucchiaino in bambù per poter servirne solo pochi grammi, lo chashaku. Questi sono solo i ‘must have’ per poter preparare il tè, ma tutto attorno vi sono molti altri oggetti ai quali va prestata particolare attenzione, oserei dire quasi ammirazione, durante la cerimonia del tè giapponese al fine di onorare il maestro del tè che compie il rituale.

Nota bene: non occorre viaggiare nel lontano Giappone per assistere a un rituale di questo tipo, ma maestri del tè che studiano e operano in Italia offrono cerimoniali privati o partecipano ad eventi. Ecco che allora è bene sapere come comportarsi se si partecipa a una cerimonia del tè giapponese. Sì, perché solo il maestro del tè a dover seguire con precisione gesti e movimenti.

Cerimonia del tè giapponese: 4 regole per l’ospite

Ecco le regole d’oro per non fare brutta figura e portare i giusti onori al maestro o a chi vi ha invitati a partecipare:

  • Regola 1: mantenete la postura giusta. Preparatevi a stare inginocchiati sui vostri talloni, nella classica posizione seiza per almeno mezz’oretta. Questa posizione vi permetterà di fare i giusti inchini e movimenti per ricevere dolcetti e tè necessari.
  • Regola 2: ammirate. Uno sguardo di ammirazione per ogni singolo oggetto presente nella cerimonia è il giusto atteggiamento da portare durante questo rito. Se la cerimonia del tè si svolge in una tipica ‘tea room’ giapponese (o ricreazione di una stanza per il tè tipica), vi saranno presenti tutti gli elementi tipici della ‘tokonoma’, l’altare vicino al tatami dove si svolte la cerimonia. Usualmente nella tokonoma sono presenti una stampa appesa al muro con una calligrafia, un piccolo vaso con singoli fiori – ikebana – freschi e un oggetto simile a un soprammobile. La raccomandazione e di guardare ammirati ognuno di essi e, se possibile, alla fine del cerimoniale mostrare interesse al significato o provenienza di tali oggetti con delle domande.
  • Regola 3: assaporate. Prima che il tè venga servito, vi saranno proposti dei dolcetti, i cosiddetti wagashi. Si tratta di piccoli dolci tradizionali in pasta di riso, solitamente ripieni di marmellata di fagioli rossi. Descritti così non sono appetitosi, nonostante l’aspetto sia una vera e propria opera d’arte, ma durante una cerimonia del tè non ci sono scuse: si mangiano in silenzio, senza intervalli né distrazioni, con concentrazione assaporando ogni boccone. Il gusto passa in secondo piano e, se proprio non vi piacciono, l’unico pensiero che potete avere è: “non incontrano il mio gusto, ma lo accetto” (molto zen, non credete?).
  • Regola 4: mostrate interesse. Dopo aver gustato il vostro tè matcha, possibilmente in tre ampi sorsi. Soffermatevi sui dettagli, guardate bene la tazza su ogni lato, porgetela di nuovo al maestro dopo averla scrutata bene. Di solito la chawan scelta dal maestro ha una correlanzione con le stagioni. Appena il cerimoniale sarà finito il maestro del tè darà delle spiegazioni sul perché ha scelto quella particolare tazza. Mostratevi allora pronti a fare commenti e domande.
Scopriamo che cosa fare durante la cerimonia del tè giapponese
©Todd Fong

Tutto chiaro? Niente panico ora. È molto più facile a farlo che a leggerlo. Il segreto e quello di prestare assoluta attenzione ai gesti e agli oggetti presenti, proprio come in tutte le arti appartenenti alla tradizione nipponica, dalla meditazione alle pratiche marziali. Buon (attento) divertimento!


 

Foto: ©Todd Fong

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