Un tè dal giappone

Questo post di oggi è una promessa per un favore ma anche un’ottima occasione per parlare, finalmente, del Giappone e dei suoi tè 🙂


Nel Paese del sushi si coltivano solo tè verdi e soprattutto ai piedi del Monte Fuji, nella zona di Shizuoka, una città sulla costa tra Tokyo e Osaka.

Il più comune ed economico è il Bancha. Viene raccolto in estate ed è costituito da foglie grandi. Il sapore è fresco, con un leggero gusto amarognolo ed erbaceo. Spesso lo si consiglia ai bambini e ai malati perché ha un basso contenuto di teina ma è ricchissimo di sali e vitamine ed è delicato per lo stomaco.

In 100 grammi di foglie si trovano 720 mg di calcio, 200 mg di fosforo, 3,7 g di ferro, carotene, vitamina A, B1, B2 e C.

Viene chiamato anche “tè di mille anni” per la sua resistenza e, come tutti i tè prodotti in Giappone,  si prepara mettendo le foglie non appena l’acqua raggiunge il bollitore e si lascia in infusione per circa 10 minuti.

Si può trovare anche in due varianti. Il Hojicha è nato dall’idea di un mercante orientale che nel 1920 pensò di tostare le vecchie foglie del Bancha facendogli acquisire un sapore affumicato. Il Genmaicha, invece, è fatto dal tradizionale Bancha con l’aggiunta di chicchi di riso e di granturco. Diventa così leggermente salato e, più che per la pausa delle 5, ce lo vedo bene durante un happy hour, tra arachidi e pizzette.

Gli altri principali tè verdi giapponesi sono il Gyokuro, il Sencha, il Tencha e  il Matcha ma, come si diceva ne “La storia infinita”, un film degli anni ’80 che a me continua a piacere molto, “questa è un’altra storia”…