Dal Kenya... con una tazza di tè

Il tè non viene solo dall’Oriente. Uno dei massimi produttori a livello mondiale è il Kenya. Del resto, il Paese africano, dopo una prima colonizzazione portoghese, a fine Ottocento entrò a far parte dell’impero britannico, riconosciuto stimatore di questa bevanda. Gli inglesi avviarono l’agricoltura di piantagione sugli altipiani del centro-sud dello Stato.


Per anni il tè keniota era visto come un prodotto di bassa qualità, da vendere in bustina nella la grande distribuzione. Questo anche perché viene coltivato soprattutto nei distretti di Kericho e Limuru, lontani dai luoghi di lavorazione ed esportazione e il trasporto spesso danneggiava le foglie. Oggi però si producono anche tè di discreta qualità come il Marylon, il Kenya Blend e l’Highgrown Pekoe.

La coltivazione dipende per lo più da piccoli proprietari che fino a dieci anni fa lo rivendevano al Kenya Tea Development Authority (Ktda) che si occupava della lavorazione e garantiva il 70% dei guadagni di vendita ai contadini. Oggi il Ktda è stata sostituito dal Kenya Tea Development Agency, un’organizzazione privata creata da alcuni parlamentari per paura della dilagante corruzione che stava contaminando tutti i settori della vita pubblica.

Lo avete mai provato? Se sì, cosa ne pensate?

Ringrazio per le foto Tommaso Cinquemani


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