Cha no yu

Sto parlando della cerimonia del tè, un rito che in Giappone ha un valore sociale ma anche spirituale. Le regole sono state definite dalla fine del Seicento da tre diversi personaggi: il monaco buddhista Sen No Rikyu, il maestro del tè Oda Nobunaga e dal samurai Toyotomi Hideyoshi. Dal rilievo di queste figure si capisce l’importanza che ha il Cha no yu.


Secondo alcuni fu il monaco Kokushi a creare il cerimoniale fatto da una serie di movimenti per disporre gli accessori del tè. E tutto questo per caso. Un amico gli aveva regalato una cassettiera cinese per contenere gli strumenti del tè. Il mobile era fatto da tanti scomparti e da qui gli venne l’idea di tirare fuori uno strumento per volta con movenze particolari.

Nella letteratura giapponese fino al XIX secolo spesso gli eroi partecipavano alla cerimonia del tè prima di incontri ufficiali, di una battaglia o di una cospirazione. La calma e l’eleganza dei movimenti che comprendono il cha no yu aiutavano la riflessione e la preparazione interiore. Per questo motivo, la casta dei samurai ritenne essenziale questo rito e permise alle donne di celebrare il momento. La loro grazia naturale poteva rendere più piacevole quelle che potevano essere le ultime ore di vita di un guerriero.

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