La nuova strategia Usa delle tre tazze di tè

“Tre tazze di tè” è il titolo di un libro dello scrittore americano Greg Mortenson e del giornalista David Oliver Relin.


Nel 1992, Mortenson perde la sorella per una grave forma di epilessia. L’anno dopo, per commemorarla, decide di scalare il K2, la seconda cima più alta del mondo. Il gruppo, composto da cinque persone, dopo più di 70 giorni a un arresto. Uno degli scalatori è in pericolo e gli altri cercano di aiutarlo. Il salvataggio portò via tempo ed energie e Mortenson decise di rinunciare alla vetta e scese a valle. L’americano era esausto, sbagliò strada e si ritrovò nel piccolo villaggio di Korphe. Gli abitanti si presero cura di lui e Mortenson decise di ripagarli costruendo una scuola. “Tre tazze di tè” è la storia di come l’americano è riuscito a mantenere la promessa nonostante i sacrifici, le difficoltà, le delusioni.

Nel libro si dice che “la prima volta che ti invito a bere una tazza di tè sei uno sconosciuto, la seconda un ospite onorato, la terza diventi parte della famiglia”. Queste semplici parole sono alla base della nuova strategia Usa in Afghanistan. Da quest’estate, i soldati girano nei villaggi attorno a Kandahar, zona ad alta concentrazione talebana, per conoscere i contadini e ottenere la loro fiducia.

Mortenson è riuscito a costruire 55 scuole in Pakistan e in Afghanistan, per oltre un totale di 3000 bambini e bambine. Sì perché l’americano, crede fondamentale l’educazione femminile e continua a portare avanti questa idea nonostante le minacce dei talebanti Secondo Mortenson, la lotta al terrorismo si combatte “promuovendo la pace”  proprio attraverso l’istruzione. D’accordo con lui il generale Petraeus, capo delle truppe a Kabul ma ammette che l’educazione femminile in Afghanistan ha bisogno di una o due generazioni per aver impatto e generare il cambiamento.

Basteranno le tre tazze di tè di Mortenson per mettere fine a una guerra interminabile?


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