Samovar russo: come funziona e dove trovarlo

Vi è mai capitato nell’arte e nella letteratura russa di trovarvi davanti un samovar, un curioso oggetto metallico che sembra padroneggiare le scene durante l’ora del tè e non solo? La parola “samovar” (самова́р) deriva dal russo “samo”, ovvero “sé stesso, da sé” e “varit” che letteralmente significa “bollire”. Componendo le due parole, il suo significato è “bollire da sé”, il che descrive esattamente il compito del samovar, quello di far bollire in modo quasi perpetuo l’acqua al suo interno. Questo oggetto ha una storia lunghissima e negli anni, anche grazie all’arrivo del tè in Russia, ha assunto forti significati sociali e conviviali, tanto da essere considerato il patrono delle famiglie russe, nonché il principe della cerimonia russa del tè. Continuate a leggere e vi svelerò tutto quello che c’è da sapere sul samovar!


Cos’è il samovar e com’è fatto?

Abbiamo detto che il samovar russo è una sorta di bollitore. Parlando della sua forma e quindi anche del suo funzionamento è importante precisare che esistono diversi tipi di samovar che si differenziano per l’alimentazione. I principali sono tre:

Samovar tradizionale, quindi alimentato a combustione (utilizzando carbone, legna o pigne secche);
Samovar elettrico, il cui calore è prodotto dall’energia elettrica;
Samovar misto, che può essere alimentato con del combustibile oppure tramite cavo elettrico.

I materiali utilizzati per comporre i samovar possono essere diversi e vanno dall’ottone all’acciaio, fino a metalli preziosi, come oro e argento.

Si tratta di un oggetto estremamente complesso nella sua costituzione e composto da tantissimi pezzi diversi (tanti che la sua costruzione in passato implicava il lavoro di interi villaggi), ma noi osserveremo quelli principali. Partendo dal basso troviamo per prime le gambe. Queste non hanno solamente uno scopo di sostegno o di mera estetica, ma nei samovar a combustione diventano fondamentali per separare il braciere dal tavolo e dalle tovaglie scongiurando eventuali incendi. Salendo, appena sopra le gambe, troviamo appunto il braciere oppure la centralina elettrica nel samovar elettrico. Entrambi sono collegati a un tubo metallico interno che ha la funzione di riscaldare l’acqua per tutta l’altezza dell’urna del samovar. Sull’urna sono collocati i manici e il rubinetto da cui si preleva l’acqua bollente. In cima all’urna, che rappresenta il corpo principale del samovar, troviamo invece un coperchio molto particolare dotato di un sistema che permette di avvitarlo all’urna, in modo che non si sposti, e al centro del coperchio il samovar continua con una protuberanza dotata di fori e dell’appoggio per la teiera, tenuta calda proprio grazie al vapore bollente che esce dai fori del coperchio del samovar.

Scopriamo come funziona un samovar russo e dove comprarlo
©Shou-Hui Wang

Storia: i viaggi del samovar

Si direbbe che il samovar sia nato in Russia, ma in realtà non è così! La sua storia è molto più lunga e travagliata di quanto non si immagini. Prime tracce di antenati del samovar sono risalenti addirittura alle antiche società romane e greche. Inizialmente fù l’aenum, un rudimentale vaso in terracotta di origine latina, usato a scopi prettamente culinari, in cui venivano posti dei ferri o delle pietre roventi, in modo che l’acqua all’interno del vaso rimasse calda. L’aenum nell’antica Grecia si evolse in authepsa (dal greco “auto-riscaldante”), ovvero un recipiente a forma di vaso, con all’interno un tubo centrale in cui venivano posti carboni ardenti. L’authepsa si allontanò dalle cucine per arrivare sulle tavole dei banchetti, diventando così di fattura sempre più raffinata e conquistando anche le lussuosissime tavole delle domus di Pompei e di Ercolano.

Data la vastità e l’estensione degli imperi dai quali si originava, quest’oggetto ha viaggiato moltissimo nel corso del tempo, adattandosi a culture e paesi diversi, come Iran, Mongolia e Olanda. Leggenda vuole che proprio dall’Olanda Pietro il Grande portò il primo samovar in Russia. In realtà proprio in Russia il samovar già aveva un suo antenato di nome sbitennik! Lo sbitennik, oggetto molto in voga nel XVII secolo, serviva a preparare lo sbiten, una bevanda calda a base di acqua e spezie, e aveva la forma di una sorta di teiera con all’interno uno spazio da riservare al carbone caldo.

Il primo samovar ufficiale ritrovato risale al 1701, proveniente dalla città di Tula e costruito da un armatore di nome Demidov. A metà del XVIII secolo si iniziano a trovare diversi documenti storici ufficiali che testimoniano una produzione sempre più grande dei samovar, che a Tula e negli Urali hanno ormai preso piede coinvolgendo interi villaggi nella loro costruzione. Ma fermiamoci un momento: perché proprio nel Settecento in Russia inizia questa produzione quasi smodata di tali oggetti? Perché nel 1700, in Russia, arriva il tè. Il tè ha anch’esso la sua evoluzione e invece di essere impiegato solamente in campo medico, inizia ad assumere una connotazione sociale: nasce la cerimonia del tè russa, un rito inizialmente bisogno di un’identità che trova nel samovar.


La produzione del XVIII secolo si sbizzarrisce, fino a inventare addirittura le cucine-samovar, ovvero dei samovar comprendenti tre diversi scomparti: due per cucinare e uno per preparare il tè.

Nel 1780 circa il samovar diventa ufficialmente anche un oggetto industriale. Inizia la produzione in serie da parte di Fedor Lisitsyn, a Tula. E proprio Tula, alcuni decenni più tardi, nel 1830 verrà nominata capitale del samovar. Ed è nell’Ottocento che il samovar ha completamente conquistato la Russia, ne è diventato il simbolo ed esprime lo status sociale delle famiglie e delle persone che lo posseggono, i più ricchi e nobili hanno in casa samovar di fattura artigianale, molto grandi, composti da materiali preziosi, mentre chi ha meno possibilità economiche dovrà accontentarsi di oggetti più semplici.


Il XX secolo cerca di modificare le forme di questo oggetto divenuto ormai quasi mitico. Nei primi anni del 1900 vengono brevettati samovar a combustibile fossile che non prenderanno mai piede, per via del cattivo odore. Durante la Prima guerra mondiale il samovar viene smagrito, impoverito, reso essenziale per l’uso militare e per la destinazione alternativa, alla costruzione di armi, delle materie prime. La storia si conclude, per così dire, nella metà del 1900 quando viene brevettato il samovar elettrico e si usano come materiali metallo nichelato o acciaio.

Il samovar ha un forte significato nella storia e nella società russa. Scopri quale
“Samovar” di Kuz’ma Petrov-Vokdin

Come si usa il samovar russo

Dopo questa lunghissima storia è arrivato il momento di mettersi comodi e usare finalmente il samovar per quello che è il suo scopo: preparare il tè secondo la cerimonia del tè russa.
Prima di procedere con qualunque operazione è fondamentale pulire e lucidare per bene il samovar. Un samovar pulito è indice di grande ospitalità e dimostra riguardo verso l’ospite. Una volta che è ben pulito si inserisce l’acqua all’interno della caldaia o urna e si accende il samovar. Ora bisogna attendere che l’acqua si scaldi e si prepara lo zavarka all’interno della teiera. Lo zavarka è un infuso di tè nero, molto forte e molto concentrato, che andrà a riempire solo per un quarto la tazza da tè, mentre i restanti tre quarti saranno riempiti con l’acqua tenuta calda all’interno del samovar. Il samovar permette di poter avere il tè costantemente caldo e quindi di prolungare il piacere dell’ora del tè!

Acquistare un samovar

Il samovar è sicuramente un oggetto di grande fascino, sia da tenere in casa propria che in un’attività di ristoro. Trovare artigiani italiani che producono samovar è pressoché impossibile, ma sono oggetti che si trovano abbastanza facilmente nel mercato del vintage e dell’usato o che è possibile farsi spedire nuovi dalla Russia.

Online si trovano diversi siti addetti alla vendita di questi oggetti, siti di negozi di tè o su Amazon. Si tratta sicuramente di un oggetto costoso, di non poco valore, quindi se si decide di acquistarlo bisogna fare molta attenzione alle sue condizioni, specialmente se si tratta di un oggetto di seconda mano. I prezzi si aggirano infatti tra i 100 e i 500 euro o più se avete a che fare con un samovar antico.

È fondamentale controllare che rubinetto e caldaia siano in ottime condizioni. Il primo non deve assolutamente perdere acqua e la seconda deve avere la superficie liscia e senza eccessive saldature. Nel caso in cui abbia un braciere, questo non deve essere rovinato e il coperchio deve rimanere ben stabile sulla base dell’urna. Il materiale deve essere di buona qualità. È preferibile l’ottone nichelato, ma ci sono anche ottimi prodotti in acciaio. I manici devono essere resistenti, fermi e di un materiale termoresistente.

Scopriamo dove si compra un samovar elettrico o non e quanto costa
“Acquisto di un samovar” di Gerard Thomas

Curiosità sul samovar

Abbiamo scoperto insieme un oggetto dalla storia lunghissima, che è stato capace di conquistare un intero e immenso paese (e forse non solo uno). Intorno al samovar hanno girato e sono nate tante storie, alcune belle, altre meno e si sono sviluppate tante piccole curiosità. In questo paragrafo ve ne lascio alcune:

  • Samovar è convivialità, ma non solo. Esistono piccoli samovar che possono contenere, in volume d’acqua, poche o anche una sola tazza da tè, che vengono chiamati samovar egoisti o samovar tête-à-tête.
  • Il samovar più piccolo del mondo è una piccola opera d’arte. È stato costruito da Nicolai Aldunin, ha una grandezza di 1,2 mm, costituito di 12 parti e il solo materiale usato è l’oro.
  • Il samovar più grande del mondo si trova in Ucraina, attualmente in funzione nella stazione di Charkiv. Pesa più di tre quintali, alto 1,80 m contiene 360 l d’acqua e può servire fino a diecimila persone! Ovviamente ci vogliono ore affinché l’acqua all’interno si riscaldi e giorni perché si raffreddi.
  • Non c’è limite al lusso, il samovar è di per sé un oggetto costoso, ma tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, il gioielliere Carl Fabergé costruì il samovar più prezioso al mondo. Un gioiello in argento e oro che ha toccato il prezzo di 274.400 sterline e che oggi ha valore inestimabile.
  • I samovar in passato venivano venduti a peso! Sì, proprio come i prodotti alimentari. Più un samovar pesava e più il prezzo di questo aumentava.
  • Un po’ di storia ancora e di politica. Vladimir Lenin dichiarò riguardo la città di Tula le seguenti parole: “Il significato della città di Tula per la nostra repubblica è enorme, ma la gente che ci vive non è dei nostri”. È una frase dovuta al fatto che gli armatori di Tula vivevano molto bene costruendo e vendendo i samovar e quando gli fu imposto di costruire armi gratuitamente per i rivoluzionari non dimostrarono l’entusiasmo che Lenin si aspettava.
  • “Devo bere molto tè o non posso lavorare. Il tè libera il potenziale che assopisce nel profondo della mia anima”. È una frase di Lev Tolstoj, che amava talmente tanto il tè da tenere un samovar sulla propria scrivania.
  • Esistono moltissimi modi di dire, in Russia, in cui il samovar è protagonista. Vi lascio con un detto utilizzato per invitare o far rimanere gli ospiti in casa propria, che esprime quanto sia fondamentale quest’oggetto nella convivialità e nella società russa: “Il samovar sta bollendo, ordina di non andare via”.

 

Foto di copertina: ilbuonsenso.net
Fonti: russiantraslation.com; Russia Beyond; wikipedia.org; shopsamovar.com; The tea book, Linda Gaylard

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