Festival del tè 2018: il racconto di Francesca, una neofita del tè

Il racconto di come è stato il festival del tè 2018

Si è appena conclusa la seconda edizione di In Tè Bologna Tè Festival, il festival italiano del tè. Come è stato? Che cosa è piaciuto di più?


Visto che sono troppo legata all’organizzazione dell’evento ho pensato fosse meglio lasciare la parola a una persona che si sta avvicinando da poco al mondo del tè e che vedeva per la prima volta qualcosa del genere, Francesca. Ecco come ha vissuto quest’esperienza…

Quello che è avvenuto lo scorso sabato 10 febbraio, nella singolare cornice di Palazzo Pallavicini a Bologna, potrebbe senza dubbio definirsi il mio “battesimo del tè”.
Partita all’alba da una Milano uggiosa, al mio arrivo in stazione mi accoglie una Bologna alquanto fredda e l’idea di dovermi recare a un festival del tè iniziava a convincermi sempre più. Certo, perché io e il tè non siamo andati molto d’accordo in passato, se non per ragioni di “influenze”! E anche perché – e qui parte il mea culpa – ho sempre associato il tè ad una bevanda annacquata (perdonatemi!), non corposa, non decisa nel gusto, resa piacevole solo dagli aromi o da un cucchiaino di zucchero. Fino a poco tempo fa, infatti, la mia conoscenza in materia di tè era così vasta da limitarsi entro qualche decina di centimetri degli scaffali di un supermercato di provincia: non conoscevo altro tè all’infuori di quello commerciale in bustina.
Si può ben immaginare con quanta imperizia e con quale ignoranza in materia io mi sia recata al festival “In tè” di Bologna. Ma è proprio quando sai di non sapere che scatta la viva curiosità di conoscere. E così è avvenuto durante la breve esperienza bolognese.

Non posso parlare di amore a prima vista o colpo di fulmine: il mio approccio al tè ed al suo mondo è stato graduale ma intenso allo stesso tempo. Arrivata in via san Felice, mi immetto in uno dei classici portici bolognesi. Dopo pochi passi, raggiungo presto Palazzo Pallavicini, un’elegante quinta, scelta per accogliere la kermesse del tè. Una maestosa scalinata, adornata da stucchi e statue di personaggi della mitologia greco-romana, mi introduce nel piano nobile, set del festival. Varcando la porta, sono letteralmente investita da un intenso profumo di essenze floreali, speziate, note di frutta: una combinazione feconda per le mie papille olfattive, in un primo momento, e gustative, poco dopo. E poiché anche l’occhio vuole la sua parte, facendo un rapido giro delle ampie sale espositive, vengo presto rapita dagli affreschi che le decorano e dalle loro didascalie: motti o brevi citazioni dal greco e dal latino illustrano scene di mitologia antica, nel pieno gusto neoclassico settecentesco. Deformazioni professionali e amore per l’arte neoclassica hanno giocato il loro ruolo…

 

Con l’entusiasmo di un bambino, ora che la location e i profumi avevano sedotto la vista e l’olfatto, ripercorro con calma ogni sala: adesso tocca al gusto!
Il mio tour inizia in modo soft con un caldo infuso alla rosa canina, ben presto seguito da una miscela di tè nero e tè verde con gelsomino, girasole e graviola. Della seconda, ho assaggiato sia la versione in tisana sia in liquore. I profumi che esalavano dalle ciotoline dove venivano esposti gli infusi si ritrovavano in bocca, identici, tanto intensi che anche l’aggiunta dell’alcol non ne aveva modificato le note piacevolmente dolci.

Entro, quindi, nel primo dei grandi saloni: un alto soffitto, ornato da un tripudio di muse, divinità e motti della filosofia antica, e pareti affrescate con i monumenti più rappresentativi di Bologna fanno da contorno alla mia successiva tappa di assaggi. Mi viene presto offerta una miscela avvolgente dal sapore molto speziato, accompagnato dalle note amare del caffè e del cioccolato: cosa accompagnare un gusto così deciso? Una deliziosa pasticceria mignon!

Da questo momento in poi, il mio percorso diventa veramente inesplorato. Sì, perché dopo queste prime degustazioni, arriva veramente l’ora del tè, o meglio del tè del paese ospite: il Giappone.
Dopo aver scambiato qualche parola con l’esperto giapponese allo stand e aver appreso i particolari tempi e modi di coltivazione del loro tè, decido di assaggiarne uno, fidandomi del suo consiglio, il gyokuro: nuovo colore, nuova temperatura, nuovo metodo di infusione, ma soprattutto nuovo sapore. Sì, per la prima volta assaggio un tè “salato” o, comunque, dal sapore quasi salmastro (non me ne vogliano i cultori esperti, è solo la mia sensazione). Con grande stupore da parte mia e del signore giapponese, il gyokuro mi è piaciuto e molto! Il mio battesimo del tè era appena avvenuto.


Proseguo il mio giro e mi soffermo nel bookshop, la cui posizione a circa metà del tour sembrava essere funzionale alla pausa che ci si concede bevendo un tè. La sala dedicata ai libri accoglieva, infatti, sia la grande letteratura che i brevi racconti da leggere nel tempo di un’infusione! Questo perché un tè, al pari di un libro o insieme ad esso, dà ristoro anche allo spirito.
E se non si ha così tanto tempo a disposizione da starsene seduti comodamente sul divano a leggere un libro, e magari ci si trova dietro una scrivania in ufficio, è sempre possibile sorseggiare un tè? Sì e Carlotta Mariani ce lo ha spiegato nel suo workshop “No tea, no work” e sperimentato in diretta Facebook! A dire il vero, nel rispetto delle tradizioni orientali, come molti di voi sapranno, ci sarebbe tutto un rituale da seguire, cioè una vera e propria cerimonia del tè, così come alcune giapponesi, in abiti tradizionali, hanno più volte dimostrato nel corso del festival.

La curiosità per il tè, nel frattempo, andava aumentando. Ho cambiato sala e mi sono diretta verso altri espositori: è la volta dei tè africani del Malawi. Tè bianco, tè nero, tè verde…l’espositore mi invita ad assaggiarli tutti e a sentirne anche le fragranze, cercando possibilmente di coglierne le differenze. Nonostante avessi spiegato di essere nuova del settore, mi viene lanciata comunque la sfida…e non mi sono fatta pregare due volte!

Proseguendo tra le sale, mi imbatto in un piccolo banco espositivo, sul quale trovo assaggi di biscotti e di pan focaccia. Curiosa, chiedo informazioni: uno squisito mix tra sale celtico e tè rendeva eccezionali due prodotti da forno così semplici. E poi, spostandomi di poco, assaggio miele e tisane di ogni sorta. Il mio giro sta per concludersi, a malincuore, ma non prima di aver assaggiato altri due tè: il sencha e il matcha.


Vari tipi di tè giapponese al festival del tè a Bologna

Rimango stupita dalla preparazione del primo. In genere, ci si serve di un termometro per alimenti al fine di raggiungere una temperatura dell’acqua che mantenga intatte le caratteristiche organolettiche delle foglie in infusione. L’esperto giapponese che mi invita ad assaggiare il sencha riesce a sorprendere tutti perché, tramite un sistema di raffreddamento per travaso, era capace di tastare la temperatura ottimale direttamente dalle ciotole in cui versava l’acqua calda: un tatto infallibile! E non era da meno la sua perizia nel filtrare il tè… lo versava letteralmente fino all’ultima goccia, la più importante, quella intrisa di essenze.

Da ultimo, il mio incontro con il matcha. A differenza di molti altri tè, di questo avevo già sentito parlare, ma non lo avevo mai provato in prima persona. Ne osservo le fasi della preparazione e ascolto attentamente la spiegazione: resto affascinata anche in questo caso dalla “sacralità” dei gesti.

A Luciano De Crescenzo si attribuisce un aforisma, secondo il quale il caffè sia solo una scusa per dire a un amico che gli vuoi bene. Avendo visto i tempi e i modi di preparazione, l’attenzione alle giuste temperature, la cura nella scelta delle tipologie e la precisione (si parla di pochi grammi) con cui prepararne una buona tazza, penso che si possa dire lo stesso, e forse anche di più, per il tè. Dite a voi stessi di volervi bene e poi ditelo anche agli altri.

Lasciatevi coccolare da una tazza di tè: io l’ho appena fatto!

TOP 3 DI FRANCESCA:

  1. Tè bianco del Malawi
  2. Matcha (da neofita lo sposerei con il pesce azzurro arrosto)
  3. Genmaicha, il tè pop corn (per saperne di più cliccate qui)

 

E ora aspettiamo la vostra top 3 😉


 

Foto: ©Francesca Lorefice

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