Libri sul tè: A Social History of Tea di Jane Pettigrew e Bruce Richardson

La mia recensione di A Social History of Tea di Jane Pettigrew e Bruce Richardson

Moltissimi libri ci spiegano i vari tipi di tè, le loro origini orientali, i consigli di preparazione, a volte (in realtà, sempre più spesso), le ricette. Tutto vero e tutto bellissimo ma la nostra bevanda preferita ha un forte, fortissimo legame anche con la storia del mondo Occidentale. Secoli di vicende, di costumi, di tradizioni tra Regno Unito e Stati Uniti, raccolti in A Social History of Tea di Jane Pettigrew e Bruce Richardson. In questo volume, edito nel 2014, i due autori ripercorrono la storia del tè da un punto di vista diverso, che coinvolge tutti noi. Si parte infatti dalla leggenda dell’imperatore Shen Nong, si cita Marco Polo per poi passare ai commerci di Portogallo e Olanda, i primi a importare tè in Europa a inizio ‘600.


Quando è arrivato il primo tè in Inghilterra e quando negli Stati Uniti? Perché hanno iniziato a preferire il tè nero? E come veniva bevuto? Quando è nata la prima sala da tè? Jane e Bruce ripercorrono la storia in modo attento, preciso e dettagliato fino ad arrivare ai giorni d’oggi. Un lavoro incredibile di studio e di ricerca che ci permette di capire come queste foglie abbiano influenzato la nostra cultura, le relazioni umane e politiche. Ogni capitolo di A Social History of Tea racconta un secolo di storia del tè, dal XVII fino ai giorni nostri.

È uno dei miei libri libri sul tè preferiti. Lo consiglio a chi è appassionato di storia e a chi, per lavoro o per passione, è interessato a conoscere tutti gli aspetti del mondo di questa straordinaria bevanda. Note particolari: è in inglese e attenzione all’edizione perché ne esiste una precedente scritta nel 2001 dalla sola Jane Pettigrew esclusivamente sulla storia inglese. A Social History of Tea è disponibile anche su Amazon.

I tè che hanno cambiato la storia

L’evento più conosciuto è forse la rivoluzione americana. L’intellettuale Benjamin Franklin, tra i padri fondatori degli Stati Uniti, scriveva: “Almeno un milione di americani beve tè due volte al giorno”. In A Social History of Tea i due autori raccontano come la passione per il tè e per altri beni inglesi avesse attirato l’attenzione del parlamento a Londra in un momento di difficoltà economica dopo la guerra dei sette anni (1756–63). La soluzione? Tassare i coloni americani. Nel libro spiegano nel dettaglio e con citazioni storiche come si arrivò al primo gesto della rivoluzione americana, quando il 16 dicembre 1773 un gruppo di uomini prese d’assalto le navi cariche di tè ferme nel porto di Boston e gettarono in acqua 265 casse di tè nero e 75 di tè verde. Due di queste casse sono ancora conservate nel Boston Tea Party Ships & Museum.

Finita la guerra (1783), i nuovi nati Stati Uniti hanno avviato nuove relazioni commerciali. Nel 1784 partì da New York la prima nave diretta verso la Cina, The Empress of China, che rientrò in patria con 440 tonnellate di tè nero e verde. Venne poi inaugurata un’altra rotta commerciale che collegava la California al Giappone e che fece arrivare anche i tè giapponesi negli Stati Uniti. Nel 1845 fu poi varato il primo clipper, la prima imbarcazione veloce, che riusciva a trasportare più di 400 tonnellate di tè così da rispondere facilmente a una domanda crescente.

Pensate poi a come la coltivazione del tè abbia cambiato la storia e l’economia dello Sri Lanka e dell’India. A come abbia influenzato il design e le abitudini alimentari. In Inghilterra, per esempio, prima dell’avvento di queste foglie, si bevevano bevande alcoliche anche a colazione.


A fine Ottocento vennero creati gli abiti da tè, elegantissimi ma più morbidi e piacevoli perché non prevedevano l’uso del corsetto.

Durante la seconda guerra mondiale il primo ministro Winston Churchill diceva che il tè era più importante delle munizioni e lo scrittore A. A. Thompson scriveva: “Si parla dell’arma segreta di Hitler ma che cosa dire di quella dell’Inghilterra, il tè”.

Gli autori: Jane Pettigrew

Chi non conosce Jane Pettigrew? Forse qualcuno ha avuto anche il piacere di incontrarla al festival del tè 2019. La sua attività in questo settore è iniziata nel 1983 quando ha aperto la sua sala da tè a Londra. Come ha raccontato al festival, è stato in quel momento che si è accorta di quanti stranieri fossero interessati alla tradizione e la storia dell’afternoon tea, qualcosa per lei assolutamente normale. Così ha iniziato a fare ricerche, a ripercorrerne l’evoluzione. Ha scritto 17 libri su vari aspetti del tè, tra cui il Manuale del tea sommelier con Victoria Bisogno di cui ho scritto la recensione qui. Ha viaggiato in lungo e in largo tenendo lezioni e facendo consulenze e oggi è anche responsabile della formazione della Uk Tea Academy.

Tanta esperienza ma soprattutto tanta passione. Chi ha avuto modo di parlare con Jane se ne è sicuramente accorto. Una persona che interpreta bene quello che per me è lo spirito del tè: gentilezza, disponibilità, condivisione.


Curiosità: non offritele mai una tazza di Earl Grey, non è un tè che apprezza molto.

Gli autori: Bruce Richardson

Meno famoso in Italia rispetto a Jane Pettigrew, ma una persona altrettanto interessante e piacevole. Bruce Richardson è un tea blender, autore di libri e di articoli specifici. Tiene seminari e consulenze sulla nostra bevanda preferita. È titolare della Elmwood Inn Fine Teas insieme alla moglie Shelley. Ho avuto il piacere di conoscere entrambi al World Tea Expo e sono due persone davvero carine, sempre sorridenti e disponibili.

Bruce Richardson nel 2011 è stato chiamato dal Boston Tea Party Ships & Museum come supporto per indagare il ruolo del tè nel momento di inizio della rivoluzione americana. Per il museo tiene un blog e ha creato il blend Abigail che dovrebbe assomigliare al sapore del tè nero gettato nel porto di Boston la notte del 16 dicembre 1773. È la miscela ufficiale della sala da tè che si trova all’interno del museo ed è dedicato ad Abigail Adams, una delle donne chiave nel movimento verso l’indipendenza degli Stati Uniti, nonché moglie del secondo presidente del Paese John Adams.

 

Foto: Carlotta Mariani per Five o' clock (marzo 2019)

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